Si può parlare di angeli ovunque e immaginarli, banalmente, efebici ed eterei: figure incombenti dall’alto, rosate e paffute.

Ma Barbara, creatura lieve, insigne esperta di iconografia musicale (e di molto altro), ci assolve- con la leggiadria della sapienza- dalla fedeltà a una vulgata ormai consolidata: quella che narra di rubiconde figure celestiali senza sesso e senza peccato.

Ci addentriamo, così, nella complessità iconologica degli angeli musicanti: verrebbe da pensare, immediatamente, a Rosso Fiorentino col suo putto riccioluto che suona il liuto.

Ma l’arte è infinita, e infinitamente molteplici le sue creature: contempliamo- così- con rapimento, la bellezza celestiale del musico di Melozzo da Forlì (conservato nella Pinacoteca Vaticana) e, qualche momento dopo, gli angeli della Cappella Sistina: chi ha detto che sono sette? Tutto è controvertibile: anche nell’arte, dove nulla- ama ripeterci Barbara- è sbaglio o dimenticanza.

             L’anomalia, semmai, è un forziere che trabocca di significati all’ombra.

Scopriamo, inoltre, che i quadri parlano, anche, di una musica interrotta, e che il silenzio può essere dipinto. Lo ha fatto Giotto, trasmettendoci il senso di un’essenza (silente, laconica) che precede l’esistenza.

Scopriamo, persino, che si cela una musica nel Cenacolo Vinciano (intuizione mirabile di Giovanni Maria Pala che ha osato dedurre la partitura dalla gestualità apostolica).

Quella musica riusciamo a sentirla: “Sonus” (libro della collana diretta e curata da Barbara Aniello) la ricostituisce per noi (tramite i QR code che ne consentono la riproduzione). Chiudiamo gli occhi e, grazie al miracolo olofonico (frutto dell’ingegno di Fabio Brugnoli), possiamo vedere i cantori: davanti. Ma anche ai lati. Intorno. Ovunque. Minuti adamantini che ci sospingono indietro, consegnandoci a un tempo mansueto. Sorridiamo per questa piccola trascendenza in un luogo di pietra e di storia che sa rendersi cornice di estasi collettiva.

Ritroviamo lo spirito del tempo, quello dei dipinti e delle vite che ci hanno preceduto.

Di tutto questo parliamo (e parleremo ancora) a spazio “InterArtes” mentre, al volgere del pomeriggio, sorseggiamo, con gusto, una delle tante tisane proposte dall’azienda Picinni Leopardi (si percepisce la nota amarotica dell’ulivo, pianta fortemente simbolica, e dello zenzero: connubio singolare e accattivante). Buonissimi, in verità, anche i pasticcini (Gur.me MaDai), soprattutto quelli con la copertura al cioccolato: ecco, alfine, perfezionata la fusione dei sensi (gusto, olfatto, udito…) che ci inebria, ripristinando un dialogo primordiale.

Il tepore è quello di un grande camino antico. Il fuoco vivace (ma non luciferino) è attizzato da Barbara: poliedrica, inesauribile.

Usciamo con il buio. La musica è finita. Oppure interrotta. Oppure celata. Oppure, solo, sospesa.

Gli angeli continuano a sussurrarla per noi.

 

Paola Melis

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